Il centro storico di Torgiano, ancora cinto da parte delle mura del XIII secolo, presenta un andamento perimetrale allungato con un lato della cinta muraria rettilineo e un altro curvilineo; all'interno quattro strade principali, intersecate da vicoli perpendicolari, delimitano isolati di forma irregolare, perlopiù occupati da case contadine a schiera, tra le quali si inseriscono i palazzi fatti edificare dall'aristocrazia cittadina di Perugia.
La presenza nobiliare a Torgiano si lega principalmente all'agricoltura; la fertilità del territorio all'altezza della confluenza tra Chiascio e Tevere costituì, già prima della costruzione del castrum medievale, il principale stimolo alla colonizzazione di quest'area.
Le famiglie magnatizie, tra il XVI e il XIX secolo, edificarono ville, villini suburbani e palazzi per villeggiare, ma soprattutto per controllare la gestione del proprio patrimonio; ne costituiscono un esempio i seicenteschi palazzi dei Baglioni e dei Graziani che, senza pretese di monumentalità, spiccano all'interno dell'abitato per le forme sobriamente possenti.
Nel XIX secolo, accanto alla formazione delle grandi proprietà fondiarie dei Cavalieri di Malta a Brufa e dei marchesi Spinola a Torgiano, si assiste anche alla nascita di proprietà agricole dell'emergente ceto della borghesia cittadina (i Lungarotti e i Manganelli, tra gli altri), declinata nella sua multiforme composizione - professionista, mercantile, agraria - che a sua volta ha lasciato il proprio segno nel tessuto urbano della cittadina. E' da questa borghesia che negli anni Sessanta emerge la figura di Giorgio Lungarotti, che ha promosso e potenziato l'economia di un territorio vocato alla coltura della vite e dell'olivo, facendo di Torgiano un modello di riferimento sia per la qualità della produzione che per lo stretto legame tra agricoltura e cultura.