Le origini di Torgiano vanno rintracciate con molta probabilità nel periodo etrusco, come testimoniano alcuni reperti rinvenuti nelle zone circostanti, che testimoniano la presenza in questa area di piccoli insediamenti, posti al confine con le terre occupate dagli Umbri. L'ipotesi è avvalorata anche dalla vicinanza con Bettona, l'antica roccaforte etrusca Vettona, situata sulla riva sinistra del Tevere, territorio di norma occupato dagli Umbri.
Negli anni seguenti, il castello di Torgiano assume sempre più la fisionomia di un borgo fortificato e a Fra Bevignate viene affidato l'incarico di costruire il Ponte Nuovo, poco più a valle della confluenza tra i fiumi Tevere e Chiascio.
Nel XIV secolo, durante le lotte tra i nobiles, alleati con i populares, e il ceto magnatizio rappresentato dai raspanti, Torgiano diviene più volte rifugio per i fuoriusciti dell'una e dell'altra parte, tra i quali anche Biordo Michelotti, capo della fazione perugina dei raspanti.
Il XV secolo è segnato da alterne vicende belliche, tra le quali l'occupazione da parte delle milizie di Muzio Attendolo Jacopo detto "Lo Sforza" da Cotignola che, secondo diversi storici, proprio a Torgiano avrebbe conosciuto Lucia "da Terzano" dalla quale ebbe il primogenito Francesco, futuro Duca di Milano (1450).
Perugia controllava l'organizzazione politico-amministrativa, sanzionata dagli Statuti Comunali del 1426, attraverso un proprio vicario, al quale era demandato il governo del castrum.
Tra i proprietari terrieri che, in questo periodo, risiedevano nella zona figurano per la maggior parte famiglie dell'aristocrazia perugina: gli Ubaldi e i Baglioni a Torgiano, i Cinelli e i Penna Crispolti degli Arcipreti a Brufa e, a Rosciano, i Signorelli; ai loro appezzamenti si aggiungevano quelli di proprietà del clero, in particolare dei Benedettini e dell'Ospedale perugino di Santa Maria della Misericordia.
Dopo la terribile peste del 1478, che decimò la popolazione del piccolo centro, il XVI secolo si apre con il saccheggio dell'esercito del Duca del Valentino, che entra nel castrum con 10.000 uomini, tra i quali anche Niccolò Macchiavelli che, come membro della delegazione del Duca, proprio da Torgiano scrive una lettera datata 1502 sulla situazione politica umbra.
Il destino del castello continua a legarsi alle lotte politiche di Perugia, sotto il cui dominio rimane fino al XVI secolo, quando, dopo un'eroica resistenza, con la sconfitta dei perugini nella "Guerra del Sale" (1540), diviene territorio dello Stato della Chiesa, affrancandosi dal vassallaggio perugino.
Durante il periodo napoleonico, Torgiano viene annessa al Cantone di Deruta (1797), ma con la Restaurazione l'intero territorio torna sotto la giurisdizione papale fino all'Unità d'Italia, quando entra a far parte della provincia di Perugia.
Nel corso del XIX secolo, mentre in Umbria si registra una generale frammentazione delle grandi proprietà terriere, a Torgiano si costituiscono due importanti possedimenti fondiari: una commenda di pertinenza dei conti Meniconi Bracceschi, che la ottengono dal Sovrano Militare Ordine di Malta, e una vastissima tenuta tra Perugia e Torgiano che viene acquistata dal marchese e futuro cardinale Pietro Ugo Spinola.
Con l'Unità d'Italia il quadro sociale cambia ulteriormente e fa la sua comparsa in campagna una borghesia, mercantile, professionista e agraria, che intende modernizzare e potenziare le proprie rendite, investendo in un territorio naturalmente vocato alla viticoltura, alla olivicoltura, alla produzione cerealicola e ortofrutticola, richieste dai vicini mercati cittadini.
Nel secolo scorso, infine, nonostante l'intensa fase di industrializzazione che negli anni '50 e '60 ha toccato anche quest'area, Torgiano ha saputo salvaguardare la sua vocazione agricola, ottimizzando le risorse tradizionalmente basate sulla viticoltura, olivicoltura e tabacchicoltura, che hanno permesso di conservare pressoché intatto un paesaggio rurale che fa da sfondo a una produzione agricola d'eccellenza e a un mercato turistico di qualità.