Del passato medievale la città conserva alcuni tratti delle fortificazioni; lungo il lato settentrionale, fiancheggiato dalla strada, è possibile distinguere i resti di una torre, detta "della Jaccera", probabilmente proprio a causa della sua esposizione in direzione degli Appennini, dai quali in inverno provengono flussi di aria fredda. È detta anche "della Ghiaccera" forse perché utilizzata come magazzino per il ghiaccio.
Fuori dalla cinta difensiva, in direzione di Perugia, domina la valle la Torre Baglioni, a base rettangolare con merlatura guelfa, oggi riportata al suo primitivo splendore dopo un lungo intervento di restauro; dal suo ingresso in pendenza si scorge la Chiesa di Santa Maria dell'Ulivello. Questo piccolo edificio, che sorge in prossimità del cimitero, risale al XVI secolo ed è appartenuto fino al XVII secolo alla Pieve di San Bartolomeo, successivamente è stato unito alla Chiesa della Compagnia della Morte. Conserva all'interno tre altari e importanti opere del XVI – XVII secolo. Nel 2003 sono state realizzate opere di restauro, che hanno riportato alla luce affreschi e decorazioni di notevole bellezza.
Ritornando in città, lungo il centrale Corso Vittorio Emanuele II, sono collocati gli edifici religiosi, pubblici e privati di maggiore rilievo.
Edificata contestualmente alla costruzione del castello nel 1276, la Chiesa di San Bartolomeo è stata demolita e ricostruita alla fine del XVIII secolo, su disegno dell'architetto romano Antonio Stefanucci. Il campanile, ricavato nell'antica torre che in età medievale costituì il cassero della porta orientale, ancora visibile nella parte inferiore, è stato rivestito nella parte superiore in cotto nel XVIII secolo. Alla base della torre campanaria si trova l'"Oratorio della Compagnia della Morte, o della Misericordia", costruito nel 1587, dove un tempo era custodita una Deposizione dell'artista baroccesco Felice Pellegrini (1588), oggi conservata all'interno di San Bartolomeo.
Piazza Baglioni, dove il dio bifronte della "Fonte di Giano", opera scultorea di Nino Caruso (1996), evoca la duplice natura di Torgiano, ubicata alla confluenza di due corsi d'acqua, il Tevere e il Chiascio, presenta una pavimentazione realizzata nel 1992, su progetto dell'architetto Bruno Signorini, con i materiali tradizionali dell'edilizia umbra: cotto, travertino, pietra serena.
Piazza Santa Maria, anche detta "dei Cocciari", in prossimità di Piazza Baglioni, prende la denominazione dalla "Fontana dei cocciari", opera anche questa del maestro Nino Caruso, direttore dal 1996 di "Vaselle d'Autore per il Vino Novello", una manifestazione che, allo storico binomio vino-ceramica, abbina un terzo elemento: l'arte.
Nella vicina via Fratelli Bandiera, all'interno del wine bar l'U - al civico 75 - è possibile ammirare la "Vecchia Fornace", ricavata nello spessore delle mura medievali della città. Restaurata e visitabile, mostra al suo interno, ancora intatto, l'ultimo carico di "cocci" costituito da vasellame di uso quotidiano "biscottato", dalle forme essenziali e di semplice aspetto, visto l'uso stesso cui era destinato. Sono inoltre visitabili anche i locali dove un tempo si svolgevano le attività di tornianti e decoratori, oggi attrezzati per ospitare esposizioni di arti visive.
Al termine di Corso Vittorio Emanuele II, nella piazza omonima, sorge l'Oratorio di Sant'Antonio,edificato con molta probabilità nel XV secolo, in concomitanza con la fondazione della Confraternita di Sant'Antonio.
Nei secoli successivi l'edificio subisce un lento degrado che inizia nel 1920, quando la chiesa viene dimezzata per dare spazio a un asilo d'infanzia e a un magazzino, e culmina nel 1960 con lo scioglimento della Confraternita di Sant'Antonio. Ristrutturato in anni recenti dal Comune di Torgiano, presenta all'interno tracce di decorazioni pittoriche e plastiche di gusto barocco; all'esterno si può ammirare un affresco cinquecentesco raffigurante la "Madonna col Bambino", attribuito alla scuola di Domenico Alfani, allievo di Raffaello (prima metà del XVI secolo).
In via Garibaldi, contigua alla seicentesca casa fattoriale dei Graziani - che ospita oggi il rinomato resort Le Tre Vaselle - è una delle chiese più antiche del borgo, attestata a partire dal XVI secolo. Sede della "Compagnia di Santa Maria", dal 1662 con l'annesso ospedale per l'assistenza ai poveri e ai bisognosi, la Chiesa di Santa Maria nel Castello mostra una facciata in pietra e mattoni, con due ingressi che danno sulla stessa via e un piccolo campanile a vela con tre campane. Sopra i due ingressi, in una nicchia, è racchiuso un affresco restaurato in anni recenti e raffigurante una "Madonna col Bambino". All'interno si trovano un altare barocco, con stucchi e dorature, e una statua lignea raffigurante la "Madonna di Fatima", realizzata nel 1967 in occasione dell'anniversario delle apparizioni di Fatima.
Adiacente Le Tre Vaselle, al civico 66, il negozio "La spola", tra raffinati prodotti dell'artigianato locale, ospita un telaio di fine XIX – inizi XX secolo che è possibile ammirare al secondo piano di quella che fu un'antica abitazione, restaurata con filologica correttezza.
Fuori da Porta di San Biagio di Sotto (o Porta San Biagio), uscendo dalla città in direzione Nord-Ovest, si può riconoscere, con il suo portale bugnato, l'antico palazzo dei Signorelli di Rosciano, oggi alterato da successive stratificazioni d'uso. Nella seconda metà del XVII secolo è documentata, all'interno dell'edificio, la presenza dell'Oratorio di Santa Maria fuori del Castello. Alla fine del Settecento, divenuto di pertinenza della famiglia Baglioni, l'oratorio cambiò titolo in "San Biagio" e tutto il complesso venne adattato a uso colonico alla fine dell'Ottocento.