Corso Vittorio Emanuele II, 3
Già di proprietà dei Baglioni, oggi denominato "Manganelli", l'edificio è stato costruito nel XVII secolo, inglobando al suo interno sei case e un cortile preesistenti.
Il palazzo venne costruito per consentire all'antica famiglia perugina di avere un domicilio a Torgiano, per potere così amministrare la terza parte della Signoria di Rosciano che, a fine Cinquecento, avevano ereditato dai Signorelli, con l'obbligo di governarla per sei mesi l'anno.
Nel XIX secolo il palazzo passava in proprietà alla aristocratica famiglia genovese Pallavicini-Durazzo che, dandolo in affitto, ne ricavava una rendita; in seguito l'edificio è divenuto di pertinenza della famiglia Manganelli, proprietari terrieri che nell'area vantavano importanti interessi.
La presenza nobiliare, con i suoi interessi economici, legati principalmente all'agricoltura, rappresenta una realtà costante nel territorio; dal XVI al XIX secolo, infatti le famiglie magnatizie edificavano ville e palazzi per villeggiare, ma anche e soprattutto per controllare la conduzione e la gestione del proprio patrimonio.
La tipologia del "palazzo di campagna" che nel Cinquecento solo le maggiori famiglie avevano costruito, nel XVII secolo viene adottato da tutti i medio grandi proprietari terrieri; pur essendo progettati in epoca barocca non presentano forme sfarzose ma sobrie volumetrie.
La forma a "L" si svolge per il lato più lungo sul corso, dove si aprono cinque finestre; prima della parziale demolizione subita dall'edificio in epoca recente per far posto a una nuova abitazione a tre piani, che l'ha reso parzialmente mutilo, le aperture dovevano essere sette. Il lato più corto, prospiciente la chiesa di San Bartolomeo, ha invece cinque aperture.